La piadina romagnola

Antichissima è la presenza della piadina sulle tavole romagnole.

Può diventare una variante del pane, uno spuntino da sola o imbottita, un crescione, ripieno di verdure, formaggi. E ancora un dolce, oppure trasformatesi per essere addentata anche dai più convinti vegetariani sostituendo il tradizionale strutto con l’olio d’oliva o latte di soia.

Con la nutella è buonissima!

A testimoniare la vitalità e tipicità della piada vi è anche il fatto che esistono numerose ricette e modi di prepararla che variano da località a località.

Un breve excursus di stili: partendo dalla costa riminese, dove la piadina è fine, fine e si chiama solitamente piada, e procedendo verso l’interno, il cesenate e il forlivese e a nord sulla costa verso Ravenna e da qui ancora verso l’interno, fino a salire sulle colline e poi sulle montagne, la piadina, senza perdere la sua friabilità, diventa grossa. 
Grossa tanto da essere tagliata a metà per stendervi un buono strato di squacquarone.

LA RICETTA TRADIZIONALE DELLA PIADINA

Ingredienti:
1 Kg. di farina
4 gr. di bicarbonato di sodio
300 gr. di strutto (oppure mezzo bicchiere di olio extra vergine di oliva)
sale

Preparazione:
Impastare tutti gli ingredienti assieme. 
Aggiungere un po’ d’acqua per formare un impasto piuttosto sodo. Oppure, al posto dell’acqua potete mettere il latte. Distendere l’impasto col mattarello, sulla spianatoia formando un bel tondo di pasta più o meno sottile a seconda dei gusti. Mettere a cuocere la pasta sul testo, sotto cui deve ardere un fuoco piuttosto allegro, perché la piadina va cotta in fretta. 
Man mano che la piadina si cuoce in superficie forma delle lievi bolle, che vanno schiacciate con le punte di una forchetta, le cui impronte restano anche dopo la cottura. 
Armatevi anche di un coltello a lama lunga, che vi servirà a rigirare in senso orario e a rivoltare il disco di pasta.